Società

Come riformare davvero scuola e università

In questo articolo parlerò del modo più semplice per riformare davvero scuola e università. L’Italia è un paese che ha potenzialmente il miglior sistema educativo del mondo ma di fatto è scivolata sempre più in basso.

Le ragioni dell’ arretratezza scolastica.

Secondo alcune statistiche molti italiani non sanno comprendere un testo scritto.

I danni derivano da:

  • prevalenza del nozionismo;
  • studiare un po’ di tutto;
  • prevalenza del “programma” rispetto agli obiettivi della formazione;
  • impreparazione degli insegnanti.

e molte altre cause che richiederebbero un libro, ma adesso voglio scrivere un articolo. Parlerò solo di didattica e obiettivi dell’istruzione.

Il fallimento di Giovanni Gentile.

In molti incensano il celebre filosofo. Può darsi sia stato un valente pensatore ma, a mio avviso, con la scuola combinò un vero disastro.

Il fascismo era corporativo e una dittatura deve avere il controllo sulla popolazione. Per riformare davvero scuola e università bisogna abbandonare ragionamenti settari e corporativi che hanno condizionato generazioni di genitori dal dopo guerra ad oggi. Di cosa parlo? Mi spiego.

Giovanni Gentile pensò in questi termini: a ciascuno il posto che gli compete. La classe dirigente doveva fare il liceo, quindi l’università. Gli altri dovevano, più o meno a vari livelli, fare studi professionali e tecnici e diventare gli esecutori dei dirigenti.

Questa segmentazione “psico-sociale” è rimasta nella mente delle persone anche quando tutta la società faceva passi avanti enormi, la tecnologia procedeva senza sosta, il benessere si diffondeva.

Riformare davvero scuola e università significa cambiare mentalità. La scuola, fino a 18 anni deve essere obbligatoria per tutti. Non deve formare al lavoro ma educare il cittadino. Formare al lavoro è compito della formazione professionale, della quale in Italia non si parla mai, ma che ha svolto bene il proprio compito.

Gli obiettivi della formazione.

La formazione va organizzata per obiettivi. Non esiste solo il sapere, perché la teoria senza la pratica è conoscenza inerte e la pratica senza la teoria è azione priva di consapevolezza.

Il sapere tecnico e professionale è complesso e non può essere insegnato insieme a materie generaliste ma richiede un impegno esclusivo. Diversamente si rischia di studiare un po’ di tutto e di non imparare niente.

Conclusione: nessuna formazione al lavoro prima dei 18 anni. Nessuna alternanza scuola lavoro. Tutte le risorse, tutti gli obiettivi, lo sforzo degli insegnanti, la preoccupazione delle famiglie, dovrebbero essere tutti concentrati nella crescita culturale, per la formazione del cittadino che deve diventare individuo consapevole.

Una nuova scuola con nuovi diplomi.

Un diploma che duri 4 anni, dove vengano studiate poche cose ma bene:

  • italiano/storia;
  • matematica;
  • inglese;
  • diritto e storia del pensiero economico;
  • storia dell’arte;
  • educazione fisica;
  • storia delle religioni;
  • filosofia;
  • informatica.

Trenta ore settimanali per quattro anni.

La didattica non dovrebbe essere solo nozionistica ma anche esperienziale e gli obiettivi della formazione dovrebbero essere esplicitati.

Oggi, la scuola superiore ha preso una deriva aziendalistica in perenne discesa, nei contenuti, nella qualità e nei rapporti, come ti segnalo in questo filmato alla fine [1].

Guardalo. Per il tuo bene o per quello dei tuoi figli.

Al termine del diploma quadriennale obbligatorio, le persone dovrebbero avere le seguenti scelte:

  • formazione professionale per alcuni impieghi (come ora);
  • formazione professionale ai “mestieri” (es. idraulico, meccanico, ecc…);
  • un ulteriore percorso di studi di un anno propedeutico all’università.

Parliamo di quest’ultimo.

Si tratterebbe di un diploma annuale con diversi indirizzi (scientifico, umanistico, sociale). I programmi potrebbero essere presi da quelli attuali dei licei (es. latino, greco, filosofia, matematica, scienze sociali) ma il sistema di verifica sarebbe quello universitario degli esami.

Lo studente potrebbe sperimentare le sua ambizione, il suo interesse e l’impegno richiesto da studi universitari più lunghi e complessi. Non dovrebbe mancare l’orientamento.

Questo anno intermedio farebbe da selezione seria all’accesso agli studi superiori, riducendo così il numero di abbandoni universitari.

Dopo questo titolo intermedio ci sarebbero due scelte:

  • formazione tecnica post-secondaria (al posto degli attuali istituti tecnici);
  • altra formazione post-secondaria (linguistica, psico-sociale, musicale ecc…);
  • formazione tecnica superiore;
  • formazione universitaria classica (ammodernata).

Formazione post-secondaria.

L’Italia è l’unico paese al mondo dove l’istruzione post-secondaria è praticamente identificata solo con l’università. E questa, a mio avviso, è una delle ragioni dell’ arretratezza scolastica nel nostro paese.

Per la formazione artistica e musicale, invece, esistono già i percorsi di diploma accademico.

Gli istituti tecnici andrebbero chiusi e riaperti come scuole post-secondarie, aggiornando i programmi e integrandoli con insegnamenti pratici compatibili con la frequenza aperta a tutti. (anche a distanza).

Questi nuovi percorsi di studio dovrebbero avere alcuni insegnamenti in comune con quelli universitari, in modo che siano riconosciuti parte degli esami.

Allo stesso tempo bisognerebbe incrementare gli istituti tecnici superiori e le lauree professionali, di cui parlerò tra poco.

In Italia la formazione universitaria è troppo spesso solo teorica, quando invece il sapere si compone di tre elementi:

  • sapere;
  • saper fare;
  • saper essere.

Si studia troppo e male perché gli insegnamenti solo perlopiù nozionistici e dispersivi.

Oggi, dopo tanti anni, anche l’Italia ha la sua formazione tecnica superiore (ITS – Istituti tecnici superiori). Tuttavia, sia tratta di percorsi che hanno queste limitazioni:

  • poco diffusi;
  • numero chiuso;
  • frequenza obbligatoria;
  • durata al massimo biennale.

Nei loro piani di studi già prevedono lo stage in azienda. Questi diplomi sono simili a pochi percorsi che esistono già da anni.

Fino ad oggi, il livello tecnico post-diploma è stato raggiunto anche dai diplomati che si sono abilitati ad una specifica professione. Sto parlando di:

  • ragionieri;
  • consulenti del lavoro;
  • geometri:
  • periti industriali;
  • capitani di lungo corso;
  • periti agrari;
  • spedizionieri doganali;
  • raccomandatari marittimi;
  • giornalisti.

Spero di non avere dimenticato nessuno.

Parlo per esperienza personale perché per accedere ad un albo occorre:

  • un praticantato o periodo di lavoro;
  • un esame su diverse materie (alcune delle quali, in certi casi, non studiate a scuola, ovvero approcciate solo in parte).

Al giorno d’oggi, per alcuni di questi percorsi ci vuole la laurea, ma queste qualifiche hanno rappresentato, di fatto, un ampliamento delle conoscenze scolastiche, ottenuto grazie a un mix di teoria e pratica.

Invece, per quanto riguarda i percorsi triennali, una volta esistevano le cosiddette “scuole dirette a fini speciali”. Erano attive soprattutto in ambito sanitario ma non solo: si pensi alla scuola superiore per interpreti e traduttori o alla scuola di formazione per consulenti del lavoro a Siena che equivaleva al praticantato.

Per questi diplomi superiori triennali c’erano:

  • numero chiuso;
  • teoria e pratica;
  • stage lavorativo durante il corso.

Oggi tornano sotto il nome di “laurea professionale”.

Riformare l’università.

Il 3+2 è stato un fallimento e io lo sapevo sin dall’inizio. Perché? Perché il nostro modello educativo non ha abbandonato la pedagogia a favore dell’andragogia.

L’università forma potenziali scienziati quindi la formazione culturale prevale su quella professionale. Ed è giusto altrimenti non si potrebbe trasmettere e ampliare il sapere scientifico.

Tuttavia, non è abbastanza, perché la maggior parte delle persone non vuole fare lo scienziato. Ecco cosa fare: durata universitaria di primo livello di 4 anni con due anni di formazione generale al termine del dei quali  si consegue un diploma universitario. I successivi due ani di specializzazione teorico-pratici con programmi di studio orientati alle professioni.

Chi vuole fare l’accademico farà invece due anni con gli insegnamenti attuali e poi il dottorato.

A questo punto è inutile anche stabilire se adottare o meno il numero chiuso. E’ ovvio che i corsi migliori saranno quelli a numero chiuso per rendere più efficace gli insegnamenti professionali.

Tuttavia chi resta fuori non deve disperare perché in Italia la formazione professionale è abbondante e spesso di alta qualità. Tratterò della formazione professionale in un altro articolo.

Pedagogia e andragogia, a ciascuno il suo.

Per riformare davvero scuola e università ci vuole un altro approccio. Bisogna usare un mix di pedagogia e andragogia a seconda delle situazioni e dei gradi di istruzione.

La pedagogia è l’istruzione dei bambini, l’andgragogia è l’istruzione degli adulti. Nell’andragogia l’adulto:

  • ha voglia spontanea di apprendere;
  • non deve essere messo in una posizione di dipendenza;
  • l’esperienza gioca un ruolo fondamentale.

Il mondo dello studente italiano è il libro. Imparato quello e ripetuto senza esitazione, il risultato è raggiunto, il voto è alto e si è considerati bravi studenti.

La denominazione dei titoli di studio.

Infine una nota di costume. Per riformare davvero scuola e università bisognerebbe cambiare i nomi dei titoli di studio, secondo le regole in atto in tutto il mondo e secondo quella che è la tradizione medievale.

L’Italia, che io sappia, è l’unico paese al mando dove “Dottore” è il laureato di primo livello e non solo chi è medico o chi ha conseguito un dottorato.

L’abitudine italiana di far precedere il titolo prima del nome, anche fuori dal contesto professionale, a mio avviso, è lo specchio dell’inadeguatezza del nostro sistema educativo.

I titoli universitari perciò dovrebbero essere:

  • baccelliere;
  • laureato magistrale;
  • dottore.

I medici (e assimilati) naturalmente dottori.

[1]

https://www.youtube.com/watch?v=exxZOvgzyaw