In questo articolo parlo di realismo vs. idealismo rifacendomi non tanto alla filosofia, quanto alla mia esperienza diretta.
Nel corso degli anni la mia formazione (nel senso del complesso delle esperienze) ha tirato fuori la mia vocazione, per cui oggi posso definirmi un realista.
Realismo vs. idealismo, non c’è contrapposizione. Siamo noi che ci spostiamo da un capo all’altro degli opposti, spesso senza saperlo. La nostra realtà è duale e il pensiero occidentale ha sempre spinto il piede sull’accelleratore degli opposti. Ma è solo un’illusione.
Secondo il mio modo di intendere la questione, tra realismo e idealismo, c’è un rapporto gerarchico di raffinazione dell’esperienza che parte dal primo per arrivare al secondo. Definisco realismo la percezione della realtà per come è e non per come pensiamo o desideriamo che sia. Definisco idealismo, l’insieme di tutte quelle formazioni mentali transpersonali. Platone parlava di mondo delle idee, Jung di archetipi.
Gli ideali, le ideologie, la fede religiosa, appartengono a questa categoria, all’idealismo. A mio avviso, per arrivare all’idealismo consapevole bisogna passare per il realismo perché le idee operano in noi come:
– Sogni;
– Arte;
– Filosofia;
– Religione;
– Idee e movimenti generazionali di lungo periodo (es. l’illuminismo, il fascismo, il 68 e altri).
– Esoterismo (nelle sue varie scuole e forme);
– Scienza (in parte).
Chi vuole seguire idee e ideali deve avere i piedi ben saldi in terra e solo dopo può ambire al cielo. In caso contrario finisce per predicare bene e razzolare male. Per esempio, nella mia limitata esperienza, ho conosciuto le persone più perfide e contraddittorie proprio tra alcuni cattolici praticanti.
A livello collettivo, invece, posso fare l’esempio del comunismo, dove la dittatura del proletariato è diventata dittatura dell’apparato, oppure al contrario, il liberismo, dove la libertà personale e la mano invisibile del mercato è diventata oligarchia finanziaria o dittatura di altri grandi interessi economici ai danni delle popolazioni, a tutte le latitudini.
Il realismo comporta invece dei vantaggi, come per esempio:
– Giuste priorità nel valutare i fenomeni;
– Riduzione dei propri pregiudizi;
– Conoscenza delle ragioni altrui (anche se non si condividono), perché appunto, se la realtà è quella che è e non quella che noi pensiamo che sia, dobbiamo conoscerla.
Faccio ancora degli esempi di realismo vs. idealismo. Una persona che ha problemi psicologici dovrebbe innanzitutto fare psicoterapia e non dedicarsi ad una pratica spirituale o alla meditazione per sostituirla.
Se un poliziotto bianco uccide un nero abusando del suo potere, scoppiano rivolte a non finire in tutti gli Stati Uniti. Dopo 200 e più anni, significa che la società multiculturale, che implica la fratellanza, funziona solo quando la pancia è piena e le differenze sociali sono minime.
Un bavarese non pagherà mai per un calabrese, la federazione europea non si può fare. L’altro Erasmus che ha funzionato benissimo sono le ragazze dell’est che si prostituiscono sulle nostre strade. In fin dei conti, se si guarda alla storia, solo Carlo Magno ha unificato l’Europa e chi ci ha provato dopo ha fallito. Qualcosa vorrà dire. La realtà è quella che è e non quella che, secondo i nostri desiderata, dovrebbe essere.
Un idealista mi direbbe che sono “sovranista” e razzista. Io gli risponderei che è un illuso perché ha cercato di strappare gli dei dal cielo, per metterli sull’altare dei suoi sogni.
Si. Ho scelto apposta esempi controversi e scomodi.
Realismo vs idealismo è una danza della realtà che implica la conoscenza delle ragioni degli altri. Per esempio, un cattedratico di medicina deriderà l’omeopatia. Prima di pensare se ha ragione o torto bisognerebbe sapere perché lo pensa. Lo pensa evidentemente perché se si guarda al microscopio un rimedio omeopatico, il principio attivo è molto diluito o addirittura assente. «Allora come fa a funzionare?» si chiederà il cattedratico.
L’idealismo è molto potente perché sono le idee che cambiano il mondo, ma per guidare una Ferrari in sicurezza e con soddisfazione, la patente non basta.
Maslow ha descritto la scala dei bisogni: si parte da quelli di base. Noi dovremmo percorrere la scala della percezione della realtà. Si arriva agli ideali raffinando l’esperienza emotiva e cognitiva.